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Fisioterapia - Riabilitazione - Neuropsichiatria infantile

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Cristiana

Paralisi facciale

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Paralisi facciale

I tuoi terapisti saranno:

Che cosa è una paralisi facciale?

Si parla di paralisi facciale quando viene a mancare il controllo dei muscoli preposti alla mimica facciale. Si tratta di un disturbo di natura neurologica dovuto all’alterazione funzionale del nervo facciale, il VII nervo cranico.

Come si manifesta?

I sintomi più frequenti sono l’occhio sbarrato (difficoltà nel chiuderlo), l’abbassamento dell’angolo della bocca, difficoltà a realizzare espressioni facciali e a sorridere. Può manifestarsi, in alcuni casi, la scialorrea (cioè la perdita della saliva), non si riesce a deglutire bene e può succedere che si presenti la piega naso labiale piatta. Altro sintomo comune è l’alterazione della lacrimazione: l’occhio può essere secco o lacrimare eccessivamente.

Quanto dura?

E’ difficile da stabilire, le tempistiche variano da soggetto a soggetto e la terapia può andare avanti dai 2 agli 8 mesi. A volte il paziente arriva in fase acuta, ma nella maggior parte dei casi il trattamento insiste su situazioni croniche.

Quali sono le cause?

L’alterazione funzionale del nervo facciale può dipendere da un’infezione o da un trauma cranico, da un tumore, o può essere la conseguenza di ictus.

Diversi tipi di paralisi facciale

Oltre alle paralisi congenite ereditarie, ci sono quelle acquisite ed è su queste che ci concentriamo al Vital Center. Tra le più frequenti troviamo le infiammatorie, le traumatiche e le tumorali.
La paralisi di Bell è la principale causa di paralisi. E’ conseguenza di un’infiammazione o compressione del nervo facciale che può avere origine virale. Si manifesta principalmente nei periodi più caldi o freddi dell’anno: lo sbalzo termico è una possibile causa scatenante. Tra i primi sintomi figura il formicolio, un fastidio non definitivo al lato della testa. Fortunatamente, la paralisi di Bell se trattata adeguatamente è una condizione da cui è possibile recuperare completamente.
Le paralisi traumatiche sono in genere causate da un incidente. In questo caso il percorso verso la riabilitazione è differente. Il paziente affronta un intervento chirurgico: si dovrà lavorare anche sulla cicatrice.
Anche le paralisi per cause tumorali sono sottoposte ad intervento. Bisogna valutare il tipo di danneggiamento del nervo e solo in seguito definire il percorso terapeutico da affrontare.

Come si diagnostica la paralisi facciale?: Il primo step

Sono fondamentali un accurato esame obiettivo, una scrupolosa anamnesi ed una visita neurologica che viene effettuata da parte della dottoressa Claudia Martini, fisioterapista esperta in riabilitazione neurologica. Si testano le facoltà motorie collegati ai muscoli del volto del paziente e si raccolgono tutti i dati legati alla condizione in corso.
Vengono controllati i muscoli deficitari, si compila una scheda e si elencano i muscoli interessati dalla paralisi, specificandone il grado di lesione.

La terapia: come si cura

Non ci si occupa solo di rieducare i muscoli del volto o di ripristinare la mimica facciale. Oltre al risvolto fisico c’è quello psicologico che non va trascurato. Quando si ha un difetto al volto viene spontaneo nascondersi dietro ad un atteggiamento di chiusura. Ecco perché è utile, inoltre, valutare un intervento posturale.

Trattamento riabilitativo degli esiti delle paralisi del VII nervo cranico

Esistono diverse tecniche. Alla Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva (chiamata comunemente Kabat ) si affiancano massaggi (sul volto, dall’interno della bocca, toccando tutti i muscoli che si presentano contratti) e gli esercizi posturali. Laddove necessario il paziente viene sottoposto ad esercizi di fonetica con la logopedista. E’ sicuramente importante lavorare sull’equilibrio dei muscoli, in maniera armonica, sena sforzarne alcuni o farne lavorare poco altri.

Come interviene l’osteopatia sulla paralisi facciale

Si lavora sul drenaggio dei seni venosi per modulare e detendere le membrane intracraniche. In questo modo lavoriamo sulla stasi che normalmente si crea nell’area mastoidea e che potrebbe comprimere il nervo facciale.

Il trattamento manuale

Il trattamento manipolativo osteopatico utilizza tecniche linfatiche, tecniche fluidiche e tecniche craniali per riequilibrare le disfunzioni che ci possono essere a livello craniale, a livello maxillofacciale e a livello dell’articolazione Temporo-Mandibolare. Tutto questo senza dimenticare la globalità del corpo, offrendo uno sguardo d’insieme. Si lavora per la riduzione delle restrizioni dei diaframmi corporei e quindi per facilitare l’omeostasi.

L’unione di due approcci: la riabilitazione integrata

Dopo aver valutato il paziente, le dottoresse Claudia Martini e Irene Piacenti decidono la frequenza dei trattamenti osteopatici, con un programma riabilitativo specifico e personalizzato. I due approcci, quello osteopatico e quello neurologico, si sposano perfettamente. Col primo si lascia fluire e “digerire” quello che viene fatto col secondo. Soprattutto quando la paresi è in seguito ad un intervento chirurgico, risulta fondamentale per il buon esito del trattamento, la riabilitazione osteopatica. In questo caso una particolare attenzione viene data alle cicatrici sulle quali si interviene con massaggi specifici.

Dott. Nico Tonelli

Reumatologo e Fisiatra

fibromialgia cure

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PROGETTO
“Io non sono la fibromialgia”

Quello che sappiamo sulla fibromialgia

La sindrome fibromialgica è una patologia in costante aumento, difficile da riconoscere e della quale, purtroppo, sappiamo ancora poco. Ne sono affetti circa il 5% della popolazione, colpisce di più le donne ma non risparmia gli uomini (il rapporto è 4:1). Possono esserci patologie associate, come l’artrite reumatoide, il lupus, o altre connettiviti e per questo i quadri con cui si presenta possono essere molto diversi tra loro.
 

Sintomi e cause delle fibromialgia

La fibromialgia è caratterizzata da dolore muscolo scheletrico diffuso e continuativo nel tempo (almeno 3 mesi), accompagnato anche da altri sintomi come ad esempio  disturbi del sonno, affaticamento, stanchezza fisica e mentale, difficoltà di concentrazione. Esiste certamente una familiarità, anche se non sono noti i precisi meccanismi di trasmissione.
In una prima fase, tutti questi sintomi nel paziente non sono riconducibili a nessuna patologia e gli esami diagnostici prescritti dal medico non mostrano nessuna alterazione della salute.

Cosa succede allora?

La diagnosi di fibromialgia

Frequentemente  la fibromialgia è diagnosticata tardi,  e solo alla fine di un percorso fatto di anni di visite specialistiche, di consulti ortopedici e chirurgici. Il paziente, quasi scoraggiato, sembra rassegnarsi al dolore in attesa di una spiegazione per i suoi disturbi e, solo dopo vari esami negativi, per esclusione, arriva la diagnosi di fibromialgia. Inoltre ci sono tanti segni e sintomi diversi che possono essere equivocati e confusi con problematiche psicosomatiche. Generalmente rivolgendosi al reumatologo e facendo le indagini necessarie  si arriva ad una diagnosi.
 

Una sindrome invalidante

Il dolore e la stanchezza sono tra i sintomi principali della fibromialgia. Dolori alla schiena, al collo, alle ginocchia, stanchezza cronica: la fibromialgia è una malattia invalidante che mette a dura prova anche  il ruolo acquisito in famiglia, sul lavoro, nella società.  Il dolore sembra diventare protagonista della vita e intanto il livello di stress aumenta. Il paziente sente di avere perso la propria dignità, viene travolto dalla malattia e si sente incompreso.
 

“Io non sono la fibromialgia”

Quando la diagnosi è conclamata, è bene essere consapevoli che la vita continua e che i può, anzi si deve imparare a convivere con la fibromialgia. E’ sbagliato ripetersi “Non guarirò mai”.. le persone fibromialgiche non sono la fibromialgia!.
Il nostro progetto è un percorso di cura: si lavora per offrire al paziente gli strumenti per tornare a stare bene. E’ un percorso strutturato da affrontare piano piano, per fare in modo che la situazione migliori ed il corpo recuperi nuove risorse.
 

Intervenire sì, ma come?

E’ importante sottolineare che tutti i sintomi ricorrenti e le alterazioni legate alla patologia siano potenzialmente correggibili e reversibili. Come trattiamo la fibromialgia al Vital Center?
 

L’approccio multidisciplianare

La filosofia è quella di non lavorare sul sintomo: il problema è globale:  C’è la sfera fisica,  quella psicologica e ci sono le abitudini di vita come gli aspetti nutrizionali.
I malesseri sono tutti connessi tra loro ed un approccio multidisciplinare permetterebbe al paziente di prendersi cura di ogni singolo aspetto andando ad ottenere un unico, importante, risultato: imparare a convivere con la fibromialgia.
La persona affetta da sindrome fibromialgica entra in un circolo vizioso dove dolori e sintomi negativi diventano cronici. Questi aspetti possono causare differenti effetti sulla persona che possiamo gestire grazie all’unione del lavoro di linfodrenaggio, tecniche manuali sulla regolazione del sistema nervoso autonomo, tecniche di respirazione e rilassamento. Il nostro approccio prevede un intervento attraverso il linfodrenaggio, il trattamento osteopatico, l’esercizio terapeutico a basso impatto (un esercizio dolce, che rispetta il dolore), la riabilitazione in acqua (l’assenza di gravità favorisce il rilassamento muscolare),  le tecniche yogiche.
 

Riabilitazione integrata

Nel progetto dedicato alla fibromialgia la riabilitazione integrata è la chiave di una buona riuscita. Abbiamo deciso di metterci insieme, creare un vero e proprio team di professionisti a supporto del paziente.
“Io non sono la fibromialgia” è un progetto di rete, di integrazione tra specialisti diversi uniti in un unico obiettivo: mettere a disposizione la propria esperienza per curare questa malattia.
 
 

Primo step: la valutazione

Il progetto parte con una valutazione: quella con il reumatologo (se la persona non ha un reumatologo di fiducia che ha già dato indicazioni in merito) o quella osteopatica, ma è comunque il paziente che sceglie.
In base alla valutazione inizia il percorso personalizzato.
 

Secondo step: il piano terapeutico

Viene strutturato un piano terapeutico in base alla situazione del paziente e dei suoi bisogni. In base a questo, viene deciso quali trattamenti proporre.
 

L’obiettivo

E’ difficile seguire un protocollo standard. Il tipo di percorso è personalizzato e dipende molto dal caso specifico del paziente. L’obiettivo comunque è quello di recuperare in ogni caso un equilibrio corpo-mente e dare nuovi strumenti al paziente per stare meglio. 
 

Chi siamo e cosa facciamo

Anamnesi, informazione, valutazione funzionale, analisi dei sintomi e questionario specifico sulla fibromialgia: questi sono gli step che precedono la riabilitazione.
 

Un’alimentazione corretta con Daniela Bagnoli, biologa nutrizionista e dietista

Per tornare a un benessere psico-fisico è necessario essere educati ad una alimentazione corretta, imparare a nutrirsi. Quali sono le tue abitudini alimentari? Sapevi che per la fibromialgia un piano nutrizionale corretto è fondamentale?
Alcuni studi hanno portato in evidenza la correlazione tra l’eccesso di assunzione di fruttosio e la manifestazione importante del dolore nel soggetto fibromialgico. Quando si assumono tanti alimenti che contengono fruttosio, questo segue delle vie di smaltimento alternative che possono generare un aumento della componente algica. Ecco perché seguire una dieta priva di fruttosio (che verrà poi gradualmente reintrodotto), per depurarsi, è importante. 
Dopo un’accurata valutazione sullo stile di vita dal punto di vista delle corrette abitudini alimentari, sarà attivato un piano nutrizionale personalizzato. 
 

Mindfulness e psicoterapia con la psicologa psicoterapeuta Tania Marsili

La sindrome fibromialgica può generare sofferenza a chi ne è affetto, sentimento di inaiutibilità e incomprensione. Il dolore può creare ansia e credenze negative o mettere in allarme, portando a ridurre e eliminare attività che possono (o si teme che possano) evocarlo o peggiorarlo.
 
  • Sai cos’è il mindfulness? Una tecnica derivante dalla millenaria cultura orientale buddista per acquisire consapevolezza di sé e della realtà che ci circonda. Significa imparare a stare nel presente e viverlo pienamente senza farsi ostacolare dai ricordi del passato né dalle preoccupazioni del futuro, per questo ha ottimi risultati provati scientificamente in ambito medico terapeutico su ansia, depressione, e altre sintomatologie correlate allo stress.
    Il programma ha una durata di otto settimane, periodo in cui è previsto un incontro di gruppo settimanale della durata di circa due ore. Si prevede una prima parte di meditazione e un’ultima di condivisione delle esperienze vissute durante la pratica. E’ previsto anche un lavoro individuale eseguito a casa quotidianamente.
  • Psicoterapia Cognitivo Comportamentale: a cosa serve? Il trattamento è indicato per affrontare i disturbi psicopatologici. Si basa sul presupposto che esiste una stretta relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Per la psicoterapia cognitivo comportamentale, infatti, i problemi emotivi sono influenzati dalle azioni e dalle esperienze del vissuto.

 

Osteopatia con Irene Piacenti

  • Il trattamento manuale osteopatico è una metodica di trattamento efficace nell’affrontare pazienti con fibromialgia. Sostiene il corpo nell’autoregolazione, migliorando l’ipersensibilità al dolore, modificando l’iperattività neurovegetativa presente nella fibromialgia, e aiuta a recuperare la mobilità tissutale. L’approccio biodinamico è dolce, delicato e rispettoso, utilizzando il tocco necessario per il paziente fibromialgico. Ogni trattamento si rivolge alla specificità del paziente e mira al sostegno della salute e al recupero di un respiro sistemico e fluido.
  • Risveglio dei diaframmi Il punto di partenza è l’unicità del corpo e la sua naturale capacità di autoguarigione. I diaframmi corporei sono 5 e attraverso il respiro e una specifica mobilizzazione possono essere risvegliati. Risveglio dei diaframmi è un corso di gruppo di respiro e movimento consapevole. Un’educazione verso il sentire e il percepire il proprio corpo, per scoprire il proprio respiro modificarsi e ritrovare un respiro più fluido e profondo.
 

Il somatic bodywork con l’esperta in educazione somatica Mery Di Milia

Chi prova dolore cronico entra in un circolo vizioso: tende a contrarsi maggiormente, ad avere paura di altro dolore: questo atteggiamento di chiusura e di stress non agevola né il corpo né la mente.
  • Che cos’è il Somatic Bodywork? L’educazione somatica è quella disciplina che accompagna la persona alla ricerca di risorse utili ad alleviare le risposte fisiologiche allo stress e a sostenere l’autonomia e la vitalità.
  • Quali sono i benefici? Attraverso un tocco manuale specifico, si educa il corpo a reagire allo stress. Si fanno esercizi guidati che aiutano a ridurre la tensione e a rilasciare lo stress. Si impara un utilizzo consapevole e mirato della respirazione.
 
Mery si avvale di un contatto delicato per guidare il rilascio di tensione e dolore. Lavora sul paziente fibromialgico che a forza di sentir dolore è come “congelato”, le aiuta nella regolazione del sistema nervoso autonomo tramite tecniche manuali e sedute di rilassamento.
 

La riabilitazione fisioterapica con la specialista in fibromialgia Lucia Bacciottini

 
  • Linfodreaggio manuale per pulire i tessuti.
  • Pilates fisios per tornare a muoversi. Un approccio al movimento che deriva dalla metodica Pilates, unito alle conoscenze anatomoscientifiche della medicina riabilitativa. Un educazione al movimento. Attraverso esercizi specifici e individuali, il paziente torna a essere consapevole di quello che fa, di come si muove il suo corpo nello spazio. Queste tecniche utilizzano l’esercizio come strumento terapeutico a livello globale.
 

La riabilitazione in acqua con Lizeta Zace e Veronica Boni

Nell’ambiente acqua il paziente fibromialgico può finalmente muoversi liberamente in assenza di dolore. Con un programma specifico di esercizi individualizzati che sfruttano le proprietà benefiche dell’acqua.

 

Yoga Kundalini con l’insegnante Luisa Berterame

  • Che cos’è il kundalini? Definito yoga della consapevolezza, è una disciplina che trae origine da un’antica scienza yogica indiana, tramandata da oltre 4.000 anni. Integra movimento, respirazione, postura, posizioni delle mani (mudra), vibrazione di suoni sacri (mantra), rilassamento e meditazione.
 
  • Come può essere di supporto lo yoga kundalini? Intervenendo sulla rigidità del paziente fibromialgico con esercizi di allungamento, stiramento e rilassamento. Aiutando con sequenze per l’equilibrio ormonale e neurovegetativo attraverso tecniche di respirazione, attraverso la meditazione. Calmando lo stress che si crea nella convivenza con la sensazione di stanchezza e dolore tipica di questa patologia. Le posizioni e gli esercizi sono dolci e lenti ma di gran sostegno agli approcci terapeutici. Il kundalini migliora la condizione fisica, mentale ed emotiva ed è estremamente adattabile a ogni tipo di paziente.

 

I tuoi specialisti saranno:

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Riabilitazione post mastectomia

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Progetto riabilitazione post mastectomia

Post mastectomia

Le donne operate esprimono la sofferenza fisica post-operatoria lamentando sensazione di avere “un cuscinetto, una compressa di cotone, un cartone duro sotto l’ascella, un qualcosa di non appartenente al proprio corpo”; dolore, fitte, formicolii, intorpidimento, pesantezza del braccio e/o dell’avambraccio,  costrizione e dolore alla ferita, all’ascella e al torace. Queste sintomatologie possono scomparire in poco tempo ma, se non precocemente trattate, possono permanere e evolvere verso un dolore costante e una limitazione funzionale più o meno importante. Inoltre, il dolore della ferita, l’asportazione e il traumatismo dei muscoli pettorali e della capsula articolare possono indurre la paziente ad assumere posture scorrette, ad innalzamento della spalla omolaterale con il braccio in adduzione e il gomito flesso. Inoltre, nel caso di mastectomia, la mancanza del seno comporta in termini fisici  una  alterata  postura  della  spalla  e  della colonna  cervico-dorsale  che  a lungo andare porta a dolore cervicale e a rigidità muscolare (molto spesso le protesi esterne  vengono  prescritte, oltre che per ragioni estetiche, per evitare posture scorrette e per riequilibrare la simmetria corporea). A seconda del grado di invasività dell’intervento chirurgico inoltre si possono riscontrare lesioni nervose a carico del complesso spalla, spesso reversibili, che beneficiano del trattamento riabilitativo per ripristinare la corretta attivazione muscolare e velocizzare il recupero. In ultimo va sottolineato il ruolo fondamentale della cicatrice: le cicatrici chirurgiche  spesso  hanno un ruolo disfunzionale importante anche in assenza di sintomi quali dolorabilità, ipertrofia della cicatrice, indurimento del sottocute, discromie cutanee o alterazioni della sensibilità. L’altra importante complicazione tanto temuta è il linfedema. In alcuni casi, l’asportazione dei linfonodi ascellari, ed in minor misura del linfonodo sentinella, può rallentare la circolazione della linfa dell’arto, che si accumula nei tessuti, potendosi tradurre in un gonfiore visibile di tutto il braccio o di parti di esso oppure della mammella. La linfa che ristagna origina il cosiddetto linfedema, che si può formare gradualmente nell’arco di pochi giorni o anche dopo diversi anni dall’intervento.
I più comuni sintomi del linfedema sono: il gonfiore, il senso di pienezza e pesantezza del braccio interessato, la difficoltà ad alzare l’arto, l’irrigidimento della pelle, la riduzione della capacità motoria o della flessibilità della mano o del polso, la difficoltà a infilare il braccio nella manica della giacca o della maglia, il senso di compressione dato da anelli, orologio o braccialetti. Per il linfedema non esiste una cura risolutiva. Tuttavia, i pazienti affetti devono comunque seguire un preciso programma terapeutico per ridurre l’edema e migliorare i disturbi funzionali determinati dalla patologia.
La nostra proposta è l’unione della Terapia Manuale con l’Esercizio Terapeutico Specifico Dedicato.
 

Terapia Manuale

Drenaggio linfatico manueale
Il drenaggio linfatico manuale è una delle tecniche utilizzate in quella che viene definita terapia decongestiva complessa ad oggi considerata il trattamento d’eccellenza per i problemi linfatici. Della terapia decongestiva complessa fanno parte tecniche quali:
  • Drenaggio linfatico manuale e linfotaping
  • Bendaggio multicomponente
  • Terapia elettromedicale coadiuvante
  • Cura della cute
  • Utilizzo di calze o bracciali elastici
  • Esercizio fisico
  • Controllo del peso corporeo
Il linfodrenaggio è un massaggio superficiale eseguito con specifiche manovre a livello della cute e degli strati sottocutanei che ripristinano il flusso linfatico a livello dei vasi e delle stazioni linfonodali. Il linfodrenaggio costituisce uno dei pilastri nel trattamento del linfedema poiché  mediante questo massaggio manuale, il sistema linfatico viene stimolato meccanicamente: i  linfonodi vengono “svuotati”, pertanto è favorito il drenaggio della linfa stagnante dai tessuti. Lo svuotamento delle stazioni linfonodali migliora il movimento dell’intero circolo linfatico. Per “Linfotaping” si intende l’applicazione sulla cute di un particolare nastro adesivo, avente peculiari caratteristiche, al fine di conseguire un effetto drenante.  garantisce libertà di movimento, ben si combina con le altre tecniche riabilitative, esplica un effetto drenante 24 ore su 24, si può utilizzare anche durante la fase acuta, si applica sopra e lungo il decorso delle vie linfatiche incrementandone il funzionamento, si attiva con il movimento e previene un’eccessiva congestione.
Il bendaggio elasto-compressivo di norma viene utilizzato nei primi trattamenti effettuati per ridurre il volume dell’arto edematoso colpito da linfedema. Il bendaggio si applica di solito al termine delle sedute di linfodrenaggio per mantenere la riduzione di volume che è stata acquisita e per aumentare il riassorbimento di liquidi.
Il linfodrenaggio verrà effettuato dalla nostra specialista di Riabilitazione Oncologica per le donne operate al seno Dott.ssa Lucia Bacciottini.
 
Trattamento manuale osteopatico
Il contributo dell’osteopatia nella cura del paziente oncologico diventa un esigenza fondamentale per contribuire nel miglioramento della qualità dello stile di vita, integrandosi con le cure mediche tradizionali. L’osteopatia non è in grado di influenzare il decorso della malattia, ma può aiutare e sostenere la salutogenesi del corpo.
Il trattamento viene impostato in seguito a una valutazione osteopatica, in cui si valuta il sistema muscolo-scheletrico, il sistema cranio-sacrale e il sistema viscerale. Nella valutazione osteopatica si va ad analizzare i movimenti corporei, la qualità del movimento, lo schema posturale del paziente e a come questo è modificato dal dolore, e la qualità, intensità e fluidità del respiro del paziente. Uno degli obiettivi primari nel paziente oncologico preso in carico dalla nostra Osteopata Fisioterapista Irene Piacenti è quello di aiutare il paziente a reagire alle condizioni di stress a cui è sottoposto con l’evolversi della malattia. Durante la seduta vengono attuati degli accorgimenti terapeutici rivolti a aiutare il paziente nell’ascolto del proprio corpo, aumentando la propria consapevolezza, ricercando una corretta respirazione fisiologica e seguendo e modulando i tempi terapeutici specifici del paziente.
Utile per quei pazienti che hanno sintomi associati alla condizione di fatica correlata alla neoplasia per i quali è difficile gestire le più semplici attività quotidiane. La cura osteopatica è efficace in particolare contro astenia, nausea, vomito, dolori, problemi del sonno e dispnee dovute al trattamento chimico e chirurgico.
Il trattamento consiste in tecniche manuali dolci e non invasive né dolorose per la paziente. I metodi e le tecniche utilizzate sono differenti per ciascuna paziente in relazione alle differenti problematiche e alla  valutazione eseguita in prima seduta. L’obiettivo del  trattamento invece è comune per  tutte  le  pazienti: riequilibrare il sistema nervoso autonomo, riuscire ad avere una migliore consapevolezza corporea, e migliorare il movimento al fine di risolvere ogni restrizione fasciale o disfunzione somatica, risolvendo la sintomatologia algica. Il trattamento osteopatico sostiene la salute del corpo, non concentrandosi sulla disfunzione che impedisce la guarigione, ma piuttosto sulla salute che permane sempre presente (anche se nascosta) ricercando di ripristinare un equilibrio interno e quindi il benessere fisico e mentale.
Per ottenere ciò durante ogni seduta viene trattato il sistema muscoloscheletrico (cervicale e dorsale), il sistema fasciale (torace e diaframma), il sistema  membranoso  e  viscerale. Durante il trattamento viene  posta  particolare attenzione  al  riequilibrio  dei  diaframmi  e in  particolare  del  diaframma toracico  e  del diaframma toracico superiore con la finalità di favorire la corretta omeostasi e ottenere il ripristino della armonia funzionale della struttura. In particolare l’armonizzazione del muscolo diaframma risulta  importante per le sue funzioni legate alla respirazione e come elemento di regolazione meccanica delle  pressioni toracoaddominali. Si eseguono  poi  tecniche  globali  di  riequilibrio  dello  stretto  toracico  superiore  e  delle scapole e di liberazione toracica anteroposteriore, sternocostale e toracoaddominale.
 

Esercizio Terapeutico Specifico Dedicato

Idrokinesiterapia
L’idrokinesiterapia è quella branca della fisioterapia che utilizza le proprietà fisiche dell’acqua a scopo terapeutico e riabilitativo. Ogni seduta riabilitativa è svolta con la presenza di una fisioterapista in acqua specializzata in idrokinesiterapia (Master Idrokinesiterapia dell’Università di Pisa). Ogni esercizio proposto in acqua è adattato alla tipologia del paziente, favorendo i processi di apprendimento e le possibilità di reclutamento di fibre motorie che solo l’ambiente microgravitario e l’attento lavoro individualizzato del fisioterapista possono ottimizzare.
La nostra vasca riabilitativa è disposta su tre livelli di altezza, questo ci permette una grande variabilità di esercizi, ed ha una temperatura di 32°, temperatura riabilitativa ottimale per permettere la diminuzione del tono muscolare e facilitare il rilassamento.
Le sedute saranno di gruppo, questo per permettere la condivisione della nuova condizione, l’accettazione dell’intervento terapeutico e di collaborare insieme e aiutarsi l’un l’altra in modo da ridurre o prevenire il trauma psicologico che l’intervento produce.

Gli obiettivi che ci proponiamo con un lavoro in acqua sono:
  • recupero della percezione del nuovo schema corporeo,
  • accettazione e nuova consapevolezza,
  • riduzione o prevenzione dell’edema dell’arto colpito,
  • prevenzione limitazioni di mobilità dell’arco di movimento dell’arto colpito e della colonna vertebrale,
  • riduzione della pesantezza dell’arto,
  • prevenzione del dolore,
  • prevenzione di neuriti associate,
  • riduzione della fatigue,
  • migliore qualità di vita.
 
Una paziente molto algica o con scarsa acquaticità, può iniziare il lavoro in acqua eseguendo trattamenti personalizzati e specifici di sedute di idrokinesiterapia con un rapporto 1:1 paziente-fisioterapista. In questo modo la paziente viene seguita e guidata dal fisioterapista, eseguendo un trattamento personalizzato e con esercizi proposti appositamente per le sue problematiche. Il primo obiettivo sarà l’adattamento acquatico e la riacquisizione della percezione del nuovo schema corporeo, verrà instaurata una situazione di complicità e affidamento al mezzo acquatico e alle proprie capacità di movimento sotto la guida attenta del fisioterapista.
Quando?
È possibile iniziare la riabilitazione in acqua fin da subito, in base all’indicazione del medico. Gli esercizi proposti varieranno in base alle indicazioni e controindicazioni.
A chi è rivolto?
Ogni paziente eseguirà degli esercizi mirati e personalizzati, per questo è possibile inserire ogni variabile di intervento. La nostra proposta è un lavoro di gruppo, in cui ogni paziente eseguirà il proprio esercizio specifico. Il fisioterapista seguirà le indicazioni del medico e in base alla valutazione funzionale del paziente proporrà l’esercizio più opportuno per il paziente.
 
Pilates terapeutico
Il Pilates Terapeutico verrà eseguito dalla nostra fisioterapista specializzata in Pilates Fisios metodo Silvia Ranieri, e specializzata nella riabilitazione oncologica per le donne operate al seno la dott.ssa Lucia Bacciottini. Negli esercizi proposti si applicano i principi base del Pilates con quelli scientifici della riabilitazione, adattandoli alla specificità della persona. La varietà degli esercizi permette di iniziare in modo leggero e sicuro con un graduale e personalizzato aumento. Questa tecnica tende a sviluppare nella paziente la consapevolezza di quello che sta facendo, del perché lo fa, di quando è opportuno farlo e in quali condizioni; tende a formare la capacità di essere “gestori diretti” delle proprie capacità, modificandole attivamente con proprie valutazioni e indicazioni operative. Viene proposto per ridurre il rischio di aderenze e cicatrici, recuperare la mobilità articolare e riacquistare sicurezza nel proprio corpo e nella capacità di gestire la propria vita, attraverso una visione globale della paziente e della sua unicità.

I tuoi terapisti saranno:

Progetto post mastectomia

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Progetto post mastectomia

I tuoi terapisti saranno:

Dopo l’operazione: i sintomi comuni
La sensazione è quella di avere “un cuscinetto, una compressa di cotone, un cartone duro sotto l’ascella, un qualcosa di non appartenente al proprio corpo”. Ci sono dolore, fitte, formicolii, intorpidimento, pesantezza del braccio e/o dell’avambraccio. Costrizione e dolore alla ferita, all’ascella e al torace.  Come intervenire per allievare i sintomi post operatori della mastectomia?

Trattare gli esiti della mestectomia
Al Vital Center utilizziamo la riabilitazione integrata. Uniamo, cioè, la parte manuale (drenaggio linfatico terapia manuale osteopatica) con l’attività fisica.

La nostra proposta terapeutica
La nostra proposta è un percorso riabilitativo che vede l’integrazione delle terapie manuali ed osteopatiche all’ESERCIZIO SPECIFICO DEDICATO ovvero alla RIABILITAZIONE IN ACQUA (idrokinesiterapia) e al PILATES TERAPEUTICO. Il movimento attivo in acqua è importante per poi arrivare, in modo progressivo, agli esercizi di pilates terapeutico.

Cicatrici e linfedema
Disfunzioni e complicanze, come trattarle? Per le cicatrici ed il linfedema (gonfiore, senso di pienezza e pesantezza del braccio interessato, difficoltà ad alzare l’arto, irrigidimento della pelle, riduzione della capacità motoria) non esiste una cura risolutiva. Le pazienti però devono seguire un preciso programma terapeutico per ridurre i disturbi funzionali determinati dalla patologia, raggiungendo il recupero della mobilità dell’arto superiore.  Ecco che, in questo caso, l’unione del linfodrenaggio alla parte osteopatica risulta fondamentale.

Il drenaggio linfatico
E’ un massaggio superficiale eseguito con specifiche manovre sul piano della cute e degli strati sottocutanei che ripristinano il flusso linfatico a livello dei vasi e delle stazioni linfonodali. Mediante questo massaggio manuale, il sistema linfatico viene stimolato meccanicamente. Verrà effettuato dalla nostra specialista di Riabilitazione Oncologica per le donne operate al seno, la dottoressa Lucia Bacciottini.

Trattamento manuale osteopatico
Il contributo dell’osteopatia nella cura del paziente oncologico diventa un’esigenza fondamentale per supportare il miglioramento della qualità dello stile di vita, integrandosi con le cure mediche tradizionali. L’osteopatia non è in grado di influenzare il decorso della malattia, ma può aiutare e sostenere la salutogenesi del corpo.
Le tecniche manuali effettuate dall’osteopata fisioterapista Irene Piacenti sono dolci, non invasive né dolorose per la paziente e differenti per ciascuna persona in relazione alla valutazione eseguita in prima seduta.

Gli obiettivi del trattamento terapeutico
  • Aiutare la paziente a reagire alle condizioni di stress a cui è sottoposto con l’evolversi della malattia.
  • Riequilibrare il sistema nervoso autonomo
  • Riuscire ad avere una migliore consapevolezza corporea
  • Recuperare e migliorare la mobilità dell’arto superiore
  • Migliorare i movimenti globali.
Le cure sono efficaci anche contro astenia, nausea, vomito, dolori, problemi del sonno e dispnee dovute al trattamento chimico e chirurgico.

Da sapere
E’ possibile effettuare questo tipo di percorso riabilitativo anche in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. 
 
 

Scopri di più sul percorso riabilitativo
post mastectomia di Vital Center!

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Riabilitazione politraumi

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Percorsi personalizzati per pazienti politraumatizzati

Che cosa è il politrauma?

Lo dice la parola stessa: più lesioni traumatiche in diverse parti del corpo. Succede a seguito di un incidente stradale, una caduta, o un grave incidente domestico, ad esempio.

Il miglior modo per approcciarsi al paziente politraumatizzato è la riabilitazione integrata!

I tuoi terapisti saranno:

Il percorso che affrontiamo al Vital Center è personalizzato. La presenza di lesioni diverse (fratture, contusioni, lesioni muscolari, lesioni nervose) in sedi corporee diverse, impone la necessità di un programma riabilitativo focalizzato, infatti, sul singolo paziente.

Un centro di alto livello


La possibilità di avere molti strumenti e opzioni terapeutiche, rende il nostro centro una struttura sanitaria di alto livello
. L’equipe riabilitativa si confronterà per sviluppare il percorso terapeutico migliore per il recupero della funzionalità di ogni paziente.
 

Come trattiamo il politrauma al Vital Center

In particolare, nel caso specifico del politrauma, le terapie proposte sono solitamente le seguenti, che vengono sapientemente integrate al fine di garantire al paziente il migliore trattamento riabilitativo possibile:
 
  • Terapia manuale e osteopatia
  • Terapie Fisiche (tecarterapia, laserterapia ad alta potenza, ultrasuonoterapia, elettroterapia)
  • Idrokinesiterapia (riabilitazione in acqua)
  • Rieducazione funzionale e rinforzo muscolare in sala riabilitativa, associata ad elettrostimolazione con Compex
In abbinamento al percorso descritto abbiamo la possibilità di inserire anche:
  • Riabilitazione neurologica in caso di lesioni nervose o problematiche neuromotorie associate
  • Trauma recovery un approccio specifico dedicato alla risposta neurofisiologica dello stress causato dal trauma
  •  Visita medica e supervisione del programma riabilitativo con i nostri specialisti: Fisiatra e Ortopedico
 
Importante da sapere è che è possibile effettuare questo tipo di percorso riabilitativo anche in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale. 

Chiamaci per avere informazioni!

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